Non solo le librerie sono in grandi crisi a causa dell’online, anche le fiere hanno accusato un colpo durissimo.
I dati sull’impatto del Covid-19 sul mondo del libro presentati lunedì 21 giugno in occasione di BookCity Milano parlano chiaro, durante la pandemia il digitale ha scardinato le abitudini degli italiani in fatto di cultura.
La ricerca “I costumi culturali degli italiani ai tempi di Covid-19: cosa cambia?” realizzata da Ipsos per conto di Intesa Sanpaolo in collaborazione con l’AIE (Associazione Editori Italiani) è stata condotta su mille persone e 200 fruitori abituali di cultura con l’obiettivo di indagare l’impatto del lockdown sulla cultura nazionale (prima edizione nell’autunno 2020).
I giovani leggono di più
Contrariamente a quanto si potrebbe pensare è aumenta l’abitudine lettura, soprattutto tra i giovani. È crsciuto moltissimo anche l’ascolto di podcast (ne abbiamo parlato qui) e in generale la fruizione online di contenuti culturali di vario tipo, cosa del resto inevitabile viste le forti limitazioni imposte dall’emergenza sanitaria.
Come dicevamo tra i più giovani cresce la lettura: il 41% degli intervistati ha letto libri, e-book o ascoltato audiolibri in misura maggiore rispetto al passato. Da segnalare però l’impatto sulla fruizione della cultura in futuro: il 50% preferirà la frequentazione dal vivo; il 25% ritiene che continuerà a fruire della cultura anche online e il 9% rimarrà sull’online.
In tutto ciò non va dimenticato che il 2020 si è concluso con vendite di libri a stampa nei canali trade in crescita dello 0,3%, mentre ebook e audiolibri sono cresciuti del 43%. La crisi pesa soprattutto sulle spalle delle librerie fisiche: nel 2019 il 45% degli editori ricavava il 21% del fatturato dalle vendite online, nel 2020 la percentuale dell’online è arrivata al 54%.
La crescita peraltro sta continuando anche nel 2021: da gennaio a maggio le vendite sono state pari a 591 milioni di euro, in crescita del 47% sul 2020 e del 19% sul 2019.
Eventi online e audiolibri in forte crescita
I dati della ricerca dimostrazione che eventi online e audiolibri sono in forte crescita: l’80% degli editori ha ridotto, nel 2020, i propri eventi live e la partecipazione a eventi terzi quali saloni, fiere e festival; il 65% ha realizzato un numero maggiore di eventi online rispetto al pre-pandemia, grazie ai quali ha incrementato la propria visibilità sul web e attratto nuovo pubblico.
Dovrebbe preoccupare molto gli organizzatori di festival e fiere il fatto che per il 2021, gli editori dichiarino di voler aumentare la quota di budget dedicata alle attività digital: il 50% di loro si concentrerà su eventi e pubblicità online.
Gli editori investiranno ancora nelle fiere?
Insomma, gli editori si sono fatti due conti e hanno visto che tanti eventi, per come erano costruiti, non sono più sostenibili. Dopo più di un anno a zero festival e vendite aumentate ci si domanda se davvero i festival, le presentazioni e le fiere siano uno strumento di vendita vantaggioso per gli editori, per lo meno per come sono stati strutturati finora.
Certo, questo in un contesto di società chiusa e paralizzata dal lockdown, con la riapertura le cose cambieranno sicuramente.
Resta però il dato di fondo, ovvero l’insostenibilità di un mondo, quello fieristico (problema che è riguarda soltanto l’editoria, sia ben chiaro), che oggi è altro dalla promozione e dalla vendita dato che, da questo punto di vista, crea situazioni di costo insostenibili.