Il nuovo mondo del web si chiama mobile e gli editori sono in ritardo. Continua la nostra analisi del white paper della Buchmesse di Francoforte sull’andamento del mercato editoriale internazionale (qui puoi rileggere la prima parte).
Calma sospetta sul fronte dei libri
Nei mesi scorsi il mondo editoriale ha visto grandi fusioni, come quella tra Nature (Holtzbrinck Publishing Group) e Springer Media che ha dato vita al nuovo SpingerNature. Negli USA Hacette e Ingram hanno acquisito Perseo, mentre in Brasile Abril ha comprato la divisione editoriale di Saiva. Naturalmente si parla anche dell’acquisizione di RCS Libri da parte di Mondadori. Secondo l’analisi fatta da Rüdiger Wischenbart Content & Consultant però queste grandi operazioni non porteranno cambiamenti capaci di influenza i trend editoriali in maniera sostanziale. Viviamo in un mondo in cui gli editori sono sempre più grandi mentre il mercato diventa sempre più piccolo.
Nel report si parla di “calama sospetta”, una calma piatta che contrasta molto con i frenetici cambiamenti che stanno investendo i media, ma anche tutto il mondo dell’innovazione digitale che, per forza di cose, è strettamente connesso al mondo editoriale. I numeri del resto parlano da soli: i dati del 2016 ci dicono che il 46% della popolazione mondiale (ovvero 3,42 miliardi di persone) utilizza internet e i social network sono utilizzati da quasi 2 miliardi di persone. Tutti numeri in continua crescita, peraltro.
In alcuni paesi come l’Islanda, la Norvegia, la Svezia, i Paesi Bassi e gli Emirati Arabi la percentuale di persone che utilizza internet si avvicina al 90% della popolazione. Il dato più significativo è quello relativo al traffico da mobile: circa il 39% del traffico del web in tutto il mondo è fatto da mobile, numero che deve far riflettere tutti gli operatori di comunicazione.
Il nuovo web si chiama mobile e gli editori sono in ritardo
Il paradosso è che il mondo editoriale non è ancora riuscito a capire e a governare il complesso mondo del web e si ritrova a dover fare i conti che un nuovo mondo, quello del mobile, un mondo che segue regole diverse rispetto a quello del “vecchio” web. Gli editori ragionano ancora in termini di “sito internet”, si preoccupano ancora di inserire link che “portino fuori” gli utenti dalle loro piattaforme, molti continuano a credere che il web sia un posto in cui replicare gli stessi contenuti del cartaceo o peggio, assistiamo a scene pietose con i grandi gruppi editoriali che cercano disperatamente click senza rendersi conto che se non propongono contenuti mirati per il loro pubblico stanno soltanto sprecando tempo e risorse; per non parlare di come vengono promossi i libri e i contenuti editoriali nel web, oltre alla catatonia a cui stiamo assistendo sul fronte ebook.
Non si vedono all’orizzonte grandi strategie per occupare le praterie che sono aperte nel mondo del mobile, si continua a ragionare con paradigmi vecchi e, soprattutto in Italia, si continua a parlare di “crisi”, di sostegno alla lettura e di incentivi pubblici, senza rendersi conto che quello che abbiamo vissuto in questi anni è stato un cambiamento strutturale, non una crisi. Va ripensato completamente il format editoriale di partenza, sia che si parli di libri sia che si parli giornalismo, come ad esempio ha fatto Netflix nel suo settore.
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