Per i big dell’editoria italiana il 2016 è stato un bagno di sangue

Per i big dell’editoria italiana il 2016 è stato un bagno di sangue. Eppure manager e dirigenti continuano a ricevere stipendi d’oro e a ricoprire ruoli apicali. Perché?

Per i grandi gruppi editoriali italiani il 2016 è stato un anno da incubo: Sole 24 Ore, Class editori, Italiaonline, Gruppo Caltagirone… tutte aziende che hanno accumulato perdite incredibili con prestazioni catalogabili alla voce “orrore puro” a Piazza Affari.

Il trend negativo del resto continua ormai senza sosta da cinque anni, con i big dell’editoria italiana che hanno visto calare di ben 1.8 miliardi il loro fatturato, ovvero da 5.7 a 3.9 miliardi di euro. Stiamo parlando di una una riduzione  complessiva del fatturato del 32.6%, e bye bye a 4.500 posti di lavoro. Altro dato drammatico è quello relativo alla diffusione dei quotidiani che è calata del 34% dal 2011 al 2016.

I numeri di Piazza Affari

A guardare i numeri di Piazza Affari Classi editori è quella messa peggio con una perdita del 53,8%. C’è poco da far festa anche al Sole 24 Ore che oltre ad aver registrato un pazzesco -43,6% deve anche fare i conti con una crisi societaria senza pari e che, molto probabilmente, avrà addirittura risvolti penali.

Male anche la Poligrafici Editoriale che registra una perdita del 40.4%Monrif group invece saluta il 2016 con un brillante -28.7%, un po’ peggio del Gruppo Espresso che ha perso il 28,5% (a questo punto sembra inevitabile la chiusura della rivista L’Espresso, di cui si vocifera da un pezzo). Il gruppo Caltagirone, proprietario tra gli altri de Il Messaggero e de Il Mattino, ha perso invece il 28%.

Male anche Italiaonline (-24,8%) e Cairo Communication (-17,5%), anche se Cairo può festeggiare il +34,6% realizzato da RCS Mediagroup a cui deve aver contribuito non poco la cessione di RCS Libri a Mondadori.

Mentre gli altri piangono Mondadori ride

E proprio Mondadori registra un ottimo +11.4% in un anno in cui non solo ha acquisito RCS Libri (diventata Rizzoli Libri), ma anche Banzai Media e il pacchetto adv di Yahoo, per non parlare delle acquisizioni di tutte le radio del gruppo Finelco da parte di Mediaset attraverso Mediamond. E infatti Mediaset è cresciuta del 6.2% (ma su questo numero conta molto anche la guerra in atto tra la famiglia Berlusconi e il gruppo Vivendi).

Per i grandi manager va sempre tutto bene

Ma per i grandi manager dell’editoria italiana, così come per i super direttori e le grandi firme del giornalismo, le cose vanno sempre bene. Le vendite di quotidiani e libri vanno a picco? Nessun problema, non è mai colpa loro, è sempre colpa del pubblico che non capisce.

Continuano a mantenere i loro bei sederoni sulle loro poltrone dorate, continuano ad incassare cifre folli per i loro articoli che non legge nessuno e, soprattutto, continuano ad impartire lezioni dall’alto dei loro pulpiti su come si deve fare cultura o, nel caso del Sole 24 Ore, addirittura  su come fare impresa e gestire il denaro.

2 commenti

  1. Sottoscrivo. La cosa curiosa è che lo stesso meccanismo dei soliti “fallimentari” che girano lo si ritrova nelle banche. Vedi Fabrizio Viola, che dopo gli strepitosi successi (!) di Mps, se n’è andato con buonuscita milionaria e adesso è AD della popolare di Vicenza. Banche e Cultura: la fotografia del crony capitalism in salsa spaghetti, cioè cialtrona.

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