Assassino condannato 40 anni dopo il delitto grazie a un podcast

Un podcast fa riaprire le indagini dopo 40 anni e no, non si tratta di una puntata di Only Murders in the Building.

Christopher Dawson, 74enne australiano, è stato condannato per l’omicidio della moglie e ora rischia l’ergastolo. L’omicidio sarebbe stato commesso 40 anni fa e ormai era stato derubricato a cold case, finché un podcast non ha riaperto l’attenzione sul caso.

Leggendo la notizia si potrebbe pensare a una trovata pubblicitaria per promuovere Only Murders in the Building, la serie prodotta da Hulu (in Italia disponibile su Disney+) ambientata all’interno del celebre Arconia Building e che è diventata subito un instant cult. Ancora una volta dunque la realtà copia la fantasia…

The Theacher’s Pet

È tutto merito di Hedley Thomas e del suo podcast The Teacher’s Pet se sono state riaperte le indagini sulla misteriosa scomparsa di Lynette Dawson. Il podcast ha esordito sulle piattaforme digitali nel 2018 ed è stato ascoltato da più di 60 milioni di utenti, diventando immediatamente un vero e proprio cult per gli appassionati di True Crime di tutto il mondo.

È stato infatti il lavoro di giornalismo investigativo di Hedley Thomas a convincere il giudice a riaprire il caso dopo che Dawson era riuscito a far credere che la moglie se ne fosse semplicemente andata di casa senza lasciare tracce.

Eppure Lynette Dawson non aveva portato nulla con sé, non aveva lasciato biglietti, non aveva mai fatto neppure una telefonata ai figli… Dopo aver riesaminato il caso e, soprattutto, dopo aver ascoltato le nuove prove portate da Thomas, il giudice Harrison ha definito “ricostruzioni ridicole” quelle fatte dagli inquirenti nell’82.

Il classico triangolo

Dawson all’epoca faceva il professore e aveva una relazione con una studentessa minorenne che lavorava in casa sua come babysitter. Dopo la “scomparsa” della moglie Dawson ha continuato per anni la relazione con la ragazza, che nel frattempo è diventata maggiorenne e che poi ha lasciato Dawson perché, a suo dire, era un maniaco del controllo.

Il giudice che ha predisposto la condanna di Dawson comunque sembra non avere alcun dubbio: “Tutte le prove indiziarie mi soddisfano che Lynette Dawson è morta, che è morta intorno all’8 gennaio 1982 e che non ha abbandonato volontariamente la sua casa”.

Nelle motivazioni per il verdetto di colpevolezza, il giudice Harrison ha sottolineato come Dawson avesse mentito sulle telefonate che sosteneva di aver ricevuto da sua moglie dopo la sua scomparsa. La donna infatti non ha più chiamato non perché si fosse allontanata come sosteneva lui, ma perché era stata uccisa.

Resta aperto però un ultimo interrogativo, ovvero dove si trovino i resti di Lynne Dawson, come ha sottolineato il fratello della vittima: “Il viaggio non è completo. Lei è ancora dispersa. Dobbiamo ancora riportarla a casa. Vorremmo chiedere a Chris Dawson di permetterci di portare Lyn a casa per darle una degna sepoltura”.

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...