Elizabeth A. Harris e Nicole Perlroth sul The New York Times raccontano un inquietante caso di phishing che ha coinvolto molti autori ed editor internazionali.
C’è del marcio nel mondo dell’editoria internazionale, come raccontano molto bene Elizabet A. Harris e Nicole Perlroth sul The New York Times. Che succede? Molto semplice: qualcuno è riuscito a farsi consegnare una serie di manoscritti inediti (pronti per la pubblicazione) da autori, editor e agenti.
L’aspetto paradossale è che tutto nasce dall’incompetenza e dalla superficialità dei soggetti coinvolti che, evidentemente, non si sono ancora resi conto dell’importanza (e della pericolosità) del web.
Aspetto ancora più incredibile se si pensa che si sta parlando di un settore che molto prima di altri è stato investito dalla rivoluzione digitale ma che, evidentemente, continua a pensare in analogico.
Come funziona la frode
Il sistema ideato per rubare i manoscritti inediti è talmente semplice che potrebbe far sorridere: qualcuno ha creato una serie di account con domini molto simili a quelli di importanti casi editrici e di agenzie letterarie. Ovviamente tutte le mail sono state poi personalizzate per trarre in inganno chi le riceveva.
Con queste mail personalizzate questo soggetto misterioso (o questi soggetti) ha poi scritto ad autori, editor e agenti, chiedendo loro di inviargli determinati manoscritti pronti per la pubblicazioni.
E questi che hanno fatto? Hanno inviato in tutta tranquillità i testi. Ecco perché si resta basiti di fronte alla superficialità e dall’ignoranza informatica di chi c’è cascato.
Una talpa
Chiaro che si tratta di una truffa organizzata dall’interno perché il nostro pirata editoriale conosceva molti dettagli estremamente specifici delle persone coinvolte. Ma anche così non si può giustificare la leggerezza con cui hanno operato i professionisti del settore.
Nell’articolo si può leggere che questo tipo di truffa peraltro è attivo da diversi anni, pare sia iniziato circa tre anni fa in Svezia per continuare poi a Taiwan, Israele e Italia. Quest’anno il boom negli Stati Uniti, ovvero in uno dei mercato editoriale più importante del mondo .
Il fatto che la Fiera del Libro di Francoforte quest’anno si sia tenuta online ha aumentato in maniera esponenziale il fenomeno. I nomi degli autori e degli editori poi sono di altissimo profilo: Penguin, Random House, Margaret Atwood, Ian McEwan, solo per fare qualche esempio. Le giornaliste del The New York Times si domandano poi cosa succeda di questi libri rubati perché questi sembrano non finire sul “mercato nero” dell’editoria.
Insider trading letterario
Il fatto che siano stati rubati anche romanzi inediti fa pensare a molti esperti che dietro questa truffa ci sia un mercato clandestino tra gli agenti, disposti a pagare per leggere in anteprima opere di concorrenti o di potenziali clienti.
Personalmente mi sembra un’ipotesi piuttosto debole per giustificare in piedi un sistema del genere, sopratutto visti i numeri del settore.
La regola numero 1 del web: tutto è già stato piratato
L’affermazione per cui “non sappiamo cosa succeda con questi titoli che vengono trafugati” mi lascia poi un po’ perplesso.
Basta fare una ricerca sommaria online per rendersi conto che ormai tutto viene piratato prima ancora che venga pubblicato. Ci sono decine, centinaia di siti fotocopia che contengono di tutto, o che ti fanno credere di contenere di tutto per rubarti dati (quando ti va bene).
Per non parlare del dark web e dei sistemi di condivisione file peer to peer. Affermare che questi file rubati non finiscano in circolazione nel web mi sembra davvero da ingenui, soprattutto perché chi lavora in questo settore dovrebbe conoscerne bene le dinamiche.