Il Salone del Libro 2019 si è dimenticato dell’editoria digitale?

Sta per iniziare la 32esima edizione del Salone Internazionale del Libro e l’editoria digitale è la grande assente.

Giovedì 9 maggio inizia ufficialmente la 32esima edizione del Salone Internazionale del Libro, l’appuntamento per eccellenza del mondo editoriale italiano. Dopo una prima occhiata al programma appare evidente che l’editoria digitale è la grande assente di questo Salone.

Anche quest’anno infatti non ci sarà lo spazio Book to The Future, l’area tematica dedicata all’innovazione editoriale presente dal 2012 al 2017 (vado a memoria, quindi potrei anche sbagliarmi sulle date).

Pochissimi incontri dedicati all’innovazione e alle start up (a proposito: che fine hanno fatto le mirabolanti start up editoriali presentate al Salone in questi ultimi anni?) mentre gli ebook vengono ignorati, così come il mondo del giornalismo digitale. C’è qualche evento dedicato agli audiolibri, ma per lo più si tratta di reading per promuovere singoli titoli.

Mancano momenti di confronto tra gli addetti ai lavori sul digitale e sul futuro dell’editoria, mentre fioccano le polemiche e le discussioni su fascismo e antifascismo. Discussioni più che legittime e sicuramente attuali, sia chiaro, ma credo che Cultura sia anche guardare al futuro e non continuare a essere ripiegati su un passato che, in questo Paese, sembra non passare mai.

Editoria digitale, i numeri del settore

Eppure l’editoria digitale rappresenta una fetta mercato interessante anche in Italia, come emerge dall’ultimo Rapporto ISTAT sulla lettura pubblicato a dicembre: gli ebook sono ormai un’abitudine consolidata per il 10% dei lettori italiani, ovvero quei lettori forti che leggono almeno 12 libri all’anno.

La lettura e il download di libri online e ebook sono attività diffuse soprattutto tra i giovani; in particolare, si dichiarano fruitori di questo tipo di prodotti e servizi più di un ragazzo su 5 tra 15 e 24 anni.

Possibile che il mondo dell’editoria scelga di ignorare in maniera palese una fetta così importante di pubblico? Mai come in questo momento credo invece che ci sia l’esigenza di alzare la testa dall’autoreferenzialità di una classe culturale che sembra soltanto preoccupata di restare attaccata con le unghie e con i denti a quel poco che le rimane.

Forse sarebbe il caso di fare uno sforzo provando anche ad esplorare nuovi scenari e, soprattutto, tentando di conquistare nuovi lettori. Mi piacerebbe vedere un Salone del Libro in cui ci sono anche Google, Amazon, Apple, Rakuten Kobo, solo per citare alcuni dei principali player del mondo editoriale digitale.

Magari sarà quell’anno prossimo.

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