Editoria, cresce il digitale ma non basta

Presentata alla Buchmesse di Francoforte dall’AIE l’indagine Nielsen sull’Editoria: cresce il digitale ma la situazione del comparto editoriale italiano è pessima.

I dati presentati dall’AIE (Associazione Italiana Editori) alla Buchmesse di Francoforte certificano lo stato catatonico del sistema editoriale italiano, sempre più prossimo al coma irreversibile. Unico settore in crescita il digitale, con numeri comunque troppo bassi per essere ancora significativi a livello macro.

L’editoria digitale infatti nel 2013 è arrivata a rappresentare il 3% del mercato globale a fronte di un fatturato modesto che complessivamente non raggiunge i 40 milioni di euro. Resta significativo il problema dell’IVA sugli ebook, ferma al 22%, mentre quella sui libri cartacei è al 4%. Il mercato digitale cresce con una proposta di titoli che nel 2013 è aumentata del 43%, mentre rispetto al 2012 il digitale cresce in termini di mercato del 55,9%.

Editoria, cresce il digitale ma non basta

Per quanto riguarda i grandi gruppi editoriali il digitale rappresenta una percentuale tra il 5 e il 7% del fatturato, anche se non si può dire lo stesso per i piccoli e medi editori (come abbiamo visto la quota globale del digitale in Italia è del 3%). Buone notizie anche per quanto riguarda l’aumento dei titoli italiani venduti e tradotti all’estero (+7,3%).

Tutti gli altri dati presentati a Francoforte sono invece pesantemente negativi: il mercato editoriale italiano ha subito una contrazione del -4,7%, con una diminuzione di lettori pari al 6,1%. Diminuiscono anche i titoli pubblicati, cosa che non era mai successa prima d’ora (-4,1%). Se si considerano anche i libri educativi il calo complessivo è del 9,1%. Le copie vendute scendono del 2,3%, così come scende il prezzo dei libri cartacei (-5,1%) e quello degli ebook (-20,8%).

Il fatturato complessivo del mercato del libro scende sotto la soglia dei tre miliardi di euro confermandosi un settore marginale da un punto di vista economico, con la filiera editoriale che vede diminuire il suo fatturo del 6,8% rispetto al 2012.

Anche le previsioni per il 2014 non sono certo rosee: si prevede un calo ulteriore del 6,6% per il primo semestre dell’anno prossimo per quanto riguarda il valore (-33,7 milioni di euro rispetto al primo semestre 2012), e addirittura un calo del 9% per quanto riguarda il numero di copie vendute (-3,7 milioni di copie rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente).

Credo che a questo punto sia importante iniziare a chiedersi se sarà ancora il libro lo strumento di riferimento per la diffusione delle idee e della cultura. Molto probabilmente no e, anzi, credo che questo scatto evolutivo sia già iniziato da più di un decennio.

Nonostante tutto è verosimile che per molti anni ancora il format che conosciamo con il nome di libro resisterà, riuscendo comunque a svolgere la sua funzione. Perderà sempre più quote di mercato, questo ormai è un fenomeno irreversibile, ma resisterà. Certo, per tanti operatori del settore questa evoluzione significherà perdere quote di mercato, posti di lavoro, denaro e sfere di influenza politica e culturale.

Più che intonare peana per la “morte del libro” però credo sia fondamentale iniziare a ragionare in termini di “evoluzione”, così come è sempre stato per gli strumenti culturali che hanno accompagnato la storia dell’uomo. Non ho certo la sfera di cristallo per capire cosa succederà, ma devo ammettere di essere molto più attratto dagli sviluppi di questa evoluzione epocale piuttosto che dal rimpianto di un’ideale arcadia del libro (ammesso e non concesso che sia mai esistita).

Scarica la cartella stampa completa con il rapporto Nielsen dal sito dell’AIE

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