Il The New York Times sottolinea come gli editori USA non cerchino più narratori che corrispondano fisicamente a schemi mentali preconfezionati. A chi interessa il colore della pelle quando si ascolta una storia?
Fabrice Robinet sul The New York Times scrive come gli editori statunitensi non sentano più il bisogno di utilizzare narratori che rispecchino gli schemi mentali utilizzati finora.
Di solito infatti fino a poco tempo fa lo schema utilizzato era piuttosto semplice: libro di un autore afroamericano letto da uno speaker afroamericano, libro scritto da una donna letto da una donna, libro scritto da un autore bianco anziano letto da uno speaker bianco anziano, libro scritto da un autore asiatico letto da uno speaker asiatico… ecc.
Ci si domanda a questo punto se, al di là dei dialetti e degli accenti, esistano voci afroamericane, caucasiche, latine o asiatiche. Siamo di fronte a una nuova barriera culturale o, piuttosto, l’industria dell’audiolibro sarà quella che più di ogni tutte contribuirà ad abbattere pregiudizi e ideologie?
Il coaso di Cary Hite, dalla fantascienza Spider-Man
Cary Hite è un attore statunitense molto affermato nel mercato dell’audiolibro. Ha iniziato leggendo principalmente audiolibri di autori afroamericani come Pimp di Iceberg Slim (pubblicato in Italia da Guanda nel 1999 con il titolo de Il Pappa) o Honor Thy Thug della scrittrice Wahida Clark.
Hite racconta di come fosse molto felice di interpretare titoli del genere, sperando di leggere un giorno anche capolavori come Il buio oltre la siepe di Harper Lee. La svolta è arrivata nel 2017 grazie a Straight Outta Fangton C.T. Phipp, audiolibro di urban fantasy. È stata proprio questo audiobook a farlo diventare una delle voci più riconoscibili e apprezzate all’interno del mercato dell’audiolibro USA. È sua ad esempio la voce che legge l’audiolibro Spider-Man: Into the Spider-Verse, audiobook per bambini ispirato al capolavoro di animazione del 2018.
Colorblind cast
Michele Cobb, executive director di APA (Audio Publisher Association) sottolinea che Hite non è certo l’unico narratore afroamericano affermato negli USA, dato che gli editori oggi anche con gli audiolibri provano a raccontare le mille sfumature della società contemporanea.
La vera rivoluzione però arriva dal cosiddetto “colorblind cast”, ovvero il casting per scegliere le voci, che potremmo tradurre con l’espressione “cast alla cieca”.
Normalmente nel mercato dell’audiolibro un editor infatti sceglie una voce in base alla sua esperienza, oppure attraverso un casting, di solito utilizzando file mp3 che contengono provini audio dei vari narratori.
E qui entra in gioco l’elemento destabilizzante rispetto agli schemi : un casting vocale è del tutto “colorblind”. A meno che un narratore non possieda un accento particolarmente marcato non è possibile capire se sia caucasico, afroamericano, asiatico o latino.
Il colore della pelle non ha nessuna importanza
Tutte le infrastrutture mentali e i paradigmi legati al colore della pelle vengono quindi a cadere quando si tratta di scegliere la voce giusta per un audiolibro.
In questo caso il colore della pelle di una persona non ha nessuna importanza, a meno che non ci sia l’esigenza specifica da parte dell’autore di sottolineare con un accento particolare anche la precisa appartenenza di un personaggio o di una storia.
Del resto succede lo stesso in Italia: quando si fa un casting per una voce a nessuna importa che quella voce abbia un accento veneto, lombardo, campano o siciliano. Gli speaker e gli attori infatti di norma utilizzano una dizione corretta che annulla ogni sfumatura, a meno che per progetti particolari non servano invece accenti marcati, ma questo è un altro discorso.
Stanno sempre più saltando dunque i vecchi paradigmi legati agli schemi obsoleti che abbiamo raccontato all’inizio dell’articolo e si privilegia la narrazione.
L’unica cosa di cui c’è bisogno è della voce giusta per raccontare quella storia, in questo caso per fortuna le polemiche sul colore della pelle sono soltanto ideologia ammuffita.