aNobii, la grande occasione sprecata dell’editoria italiana

Dopo l’acquisto da parte di Ovolab a maggio 2019 si sperava che succedesse qualcosa, invece il primo social network dei libri è sempre più un Titanic senza speranza.

aNobii è stato il primo social network dedicato ai libri e ai lettori. Nato ad agosto 2006 (GoodReads sarebbe andato online pochi mesi dopo) aveva da subito conquistato centinaia di migliaia di lettori nel mondo arrivando a 1 milione di utenti (di cui 400.000 italiani).

aNobii è sempre stato caratterizzato da un impianto grafico di forte impatto, rispetto a Goodreads che, invece, ha sempre puntato sull’essenzialità.

Scelta che però ha pagato dato che nel 2013 Goodreads è stato acquistato da Amazon per 150 milioni di dollari, mentre aNobii sembrava sempre più in crisi a causa di una serie di bug infiniti e di una mancanza di sviluppo della piattaforma.

Tante acquisizioni, nessun risultato

Va detto che anche aNobii aveva suscitato interesse negli investitori, fino all’acquisizione da parte di Mondadori nel marzo del 2014 che avrebbe dovuto rappresentare una svolta per social dei libri e dei lettori.

Ecco come Wikipedia riassume i vari passaggi societari:

  • Il 2 marzo 2011 il fondatore Greg Sung annuncia l’acquisizione di aNobii da parte di una start-up inglese guidata da HMV Group e supportata da HarperCollins, Penguin e The Random House Group. L’allora AD Matteo Berlucchi, italiano in Inghilterra, esordiva annunciando un rinnovo della piattaforma (aNobii 2.0) con l’obiettivo di integrare funzioni social e vendita di libri/ebook. Nonostante l’apporto di qualche miglioria, il progetto non fu mai portato a termine.
  • Il 12 giugno 2012 la Sainsbury’s Supermarkets Ltd. acquisisce il 64% delle partecipazioni per .
  • L’11 marzo 2014 il gruppo Mondadori annuncia l’acquisizione del social network con un comunicato stampa pubblicato sul sito.
  • Dal 1º giugno 2019 il social network viene ceduto a Ovolab.

Un’occasione sprecata

Ovolab non ha reso nota la cifra con cui è stata acquisita aNobii, ma è molto probabile che non si tratti di una cifra significativa. Anche Mondadori non aveva parlato di cifre al momento dell’acquisizione, probabilmente perché già all’epoca si stava tentando di rianimare un cadavere.

Ad oggi il sito di aNobii è praticamente sempre in down, l’app è inutilizzabile e non ci sono segnali di speranza all’orizzonte. Sembra ripetersi la stessa triste fine fatta da piattaforme come Clarence o Splinder, eccellenze italiane che dopo essere state acquisite sono morte e sepolte, quando invece sarebbe dovuto succedere proprio il contrario.

Manager competenti cercasi

Quesa costante dei grandi gruppi editoriali che investono su startup geniali e dalle enormi potenzialità per ridurle a zombie digitali nel giro di pochi anni è davvero sconfortate, e denota tutti i limiti manageriali del comparto editoriale italiano.

Chissà perché quando Amazon compra qualcosa (Audible, Goodreads, Twitch, ecc), quel “qualcosa” nel giro di pochi mesi moltiplica in maniera esponenziale il suo impatto e il suo valore…

Questione di investimenti, certo, ma anche di conoscenza, competenza, strategia e sviluppo all’interno di un ecosistema consapevole e funzionale, aspetti che sembrano a dir poco sconosciuti ai grandi gruppi editoriali italiani.

Naturalmente spero di essere sconfessato al più presto da Ovolab e di assistere ad una miracolosa rinascita di aNobii nei prossimi mesi, anche se nutro ben poche speranze.

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