Quotidiani, il digitale non basta

Quotidiani, il digitale non basta: bruciati oltre 2 miliardi di euro in 5 anni dai 9 big dell’editoria italiana.

Per i quotidiani italiani i numeri sono molto chiari:  tra il 2012 e il 2016 hanno perso circa il 25% dei ricavi, contro una perdita media dell’8.4% a livello mondiale. A dirlo è uno studio condotto da R&S Mediobanca.

Tradotto in euro significa 2 miliardi di euro dilapidati in 5 anni: 3.7 miliardi di fatturato spariti, 3.422 posti di lavoro evaporati e 300.000 copie giornaliere in meno (-33,3% rispetto al 2012).

Lo scenario è da incubo con il nostro Paese all’ultimo posto in Europa a livello di investimenti: se nel 2012 si investivano 77 miliardi di euro nel 2016 gli investimenti sono scesi a quota 24 miliardi di euro.

Tutti i quotidiani italiani messi insieme vendono ogni più o meno le stesse copie dei due più importanti quotidiani tedeschi, ovvero Bild e Frankurter Allgemein che da soli vendono 2,5 milioni di copie al giorno con le 2,6 milioni di copie di tutti i quotidiani italiani messi insieme.

Il confronto è ancora peggiore se guardiamo cosa succede al di là della manica: The Sun e Daily Mail insieme raggiungono quota  3,3 milioni di copie.

Forse in Germania e Gran Bretagna internet non esiste, visto che a sentire gli intelligentissimi nostrani “è tutta colta del web”.

Leggera inversione di tendenza, ma il digitale non basta

L’emorragia infinita si è leggermente attenuata nell’ultimo anno, con il crollo che nel 2016 è rallentato rispetto agli anni precedenti: i ricavi infatti sono diminuiti soltanto del 5% (UK +0,7%).

Emerge poi in maniera evidente come il digitale resti il classico brodino di pollo dato ad un moribondo: su circa 150 miliardi di giro d’affari la “carta” rappresenta ancora il 91,6% del business dei quotidiani.

Segno che, per quanto il digital sia sulla bocca di tutti i pezzi grossi dell’editoria italiana, tutti i modelli di business restano ancora saldamente ancorati alla carta. Certo, qualcosa è cambiato: dal 2014 la vendita dei quotidiani non è più la prima fonte di ricavi dato che la pubblicità e le operazioni di marketing rappresentano oggi il 57% dei ricavi dei quotidiani italiani (e poi ci si domanda come mai la gente non compra più i giornali…).

Chiaro che se anche nel web replichi lo stesso modello di business, e quindi ti devi scontrare con Google e Facebook che in termini di raccolta pubblicitaria online due euro li tirano su, diventa davvero difficile fare numeri.

 

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