Uno studio dell’Università di Pisa sottolinea come il mercato editoriale italiano sia troppo piccolo per chi sceglie solo il digitale.
Il Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Pisa ha pubblicato i risultati del primo studio sull’andamento del settore editoriale in Italia dal 1995 al 2014.
Lo studio, condotto dal professore Andrea Mangani e dalla dottoressa Elisa Tarrini è stato pubblicato sulla rivista “Online Information Review”, mostra come gli editori che hanno scelto solto il digitale hanno meno probabilità di sopravvivere rispetto a chi invece ha privilegiato una strategia multimedia
La ricerca
Lo studio ha preso in analisi 2.838 aziende italiane attive nell’industria italiana dei media e della comunicazione nel periodo compreso tra il 1995 e il 2014.
Il prof. Maragni spiega che “in generale, la percentuale di editori ‘solo digitali’ è costantemente aumentata negli anni presi in considerazione. Un fenomeno che non stupisce visto che le barriere all’entrata nel mercato sono basse e il numero di imprenditori ‘nativi digitali’ è sempre più alto. L’analisi statistico-econometrico dei dati ci pone di fronte ad una sorta di paradosso per cui nonostante le imprese tendano a specializzarsi nell’editoria digitale, quelle che diversificano hanno maggiore probabilità di restare sul mercato”.
Ecco dunque come nonostante oggi sia più facile far nascere una casa editrice o una società di comunicazione solo digitale rispetto ad una tradizionale, diventa poi più difficile mantenerla attiva sul medio-lungo periodo: il 17% delle aziende analizzate infatti oggi non esiste più, a dimostrazione di come il mercato digitale italiano sia troppo piccolo in termini di numeri e audience.
Nella maggior parte dei casi dunque è riuscito a sopravvivere alla crisi chi ha scelto di diversificare la sua produzione con una strategia multimediale e multicanale: digitale, carta, radio, tv, telefonia… per un mercato di proporzioni ridotte come quello italiano quella multimediale e multicanale sembra dunque una scelta obbligata.