La pubblicità in Italia vale 7,6 miliari di euro: i dati Nielsen confermano come il settore resti a galla grazie al digitale che registra un ottimo +7,6% nel 2014.
Gli investimenti pubblicitari nel 2014 hanno raggiunto il valore complessivo di 7,6 miliardi di euro.
I dati Nielsen
Questo il dato certificato dall’indagine Nielsen relativa all’anno scorso. Complessivamente il mercato perde il 2,5% (158 milioni di euro) rispetto al 2013, dopo la perdita record del 12,3% fatta registrare l’anno precedente.
Si tratta del “decremento più contenuto degli ultimi quattro anni”, come ha sottolineato Alberto Dal Sasso, Advertising Information Service Business Director di Nielsen Italia: “Se aggiungiamo le stime degli investimenti sulla totalità del digital, che attualmente non misuriamo mensilmente, vale a dire video, social e search advertising, le perdite diventano più contenute, si attestano al -0,4% sul valore di 7,63 miliardi di euro.
“Il 2014 è stato un anno di transizione e di stabilizzazione del mercato – soprattutto se guardiamo al trend di medio – lungo periodo, che ci può far parlare di una ripresa seppure su basi e valori assoluti di investimento più contenuti rispetto al passato. In termini di valori reali e nominali, si tratta degli stessi valori di fine anni ’90, anche se allora si era verso la fine di un ciclo di crescita che sarebbe culminato nel 2000″.
Il digitale traina l’intero comparto
La pubblicità online ha segnato un ottimo +7,6% sul 2013, dato che brilla rispetto ai tanti segni meno che contraddistinguono un settore in forte crisi per quanto riguarda i sistemi tradizionali: -1,8% per la radio, -0,5% per la Tv, -9,7% per i quotidiani, -6,5% per i periodici, -18,2% per il cinema e -4,5% per il direct mail.
Unico altro settore in controtendenza insieme al digitale e è quello dell’outdoor che ha fatto registrare un aumento del 3,2%.
Chi investe?
Dall’analisi Nielsen emerge come il mercato della finanza, le assicurazioni e le banche facciano registrare la crescita maggiore (+55 milioni), così come sono cresciuti anche il largo consumo, la distribuzione, il settore farmaceutico, quello sanitario e quello degli elettrodomestici.
In forte crisi invece il settore delle telecomunicazioni, con 150 milioni di investimenti in meno rispetto al 2013, così come l’automotive che ha investito 25 milioni di euro in meno su base annua.