Amazon Vs Hachette, quello che nessuno ha il coraggio di dire

Continua la battaglia tra Amazon e Hachette: Douglas Preston pubblica una lettera di protesta sul New York Times, mentre Amazon scrive a tutti i suoi autori KDP. Ma…

Nuovo capitolo nella battaglia tra Amazon e Hachette. Tempo fa vi avevamo parlato della presa di posizione di Jeffrey Deaver, ora Douglas Preston ha annunciato la pubblicazione di una lettera sul New York Times firmata da quasi 1.000 autori (tra cui nomi come Stephen King e John Grisham) che scendono in campo contro Amazon.

Le lettera verrà pubblicata domenica 9 agosto e il costo della pubblicazione (più di 100.000 dollari) è stato sostenuto dagli autori più importanti tra quelli che hanno aderito alla proposta di Preston (per saperne di più sulla guerra tra Amazon e Hachette potete leggere questo articolo sul Post).

La contro-mossa di Amazon

La società di Jeff Bezos però non sta certo a guardare, anzi ha anticipato gli autori con una lettera inviata a tutti gli autori KDP, gli autori indipendenti che hanno scelto di pubblicare in digitale direttamente con Amazon. Nella mail si paragona (giustamente a mio avviso) l’avvento del tascabile con quello dell’ebook, oltre a ricordare che Hachette è stata coinvolta nella questione legale per aver fatto cartello con Apple per mantenere alti i prezzi degli ebook.

Sottolineo un passaggio che trovo fondamentale per inquadrare la situazione del mondo editoriale di oggi (e di domani):  Molti pensano che i libri competano solo con i libri, ma in realtà i libri oggi competono contro i giochi per cellulari, la tv, i film, Facebook, i blog, i siti di informazione e tanto altro ancora.

Ecco invece le parti salienti della mail, che è disponibile integralmente anche sul sito readersunited.com:

[…] Amazon e Hachette – un grande editore statunitense parte di un gruppo da più di 10 miliardi dollari – sono al centro di una controversia per quanto riguarda gli ebook. Noi vogliamo che i prezzi degli ebook siano più bassi, Hachette non vuole abbassarli. Molti ebook vengono pubblicati a 14.99, altri addirittura a 19.99 dollari. Per noi questo è un presso troppo alto per un ebook.

[…] Proprio come tascabili non hanno distrutto la cultura del libro, pur essendo dieci volte più economici, anche gli ebook non uccideranno i libri. Anzi, proprio come i tascabili sono stati utili per ringiovanire il mondo editoriale rendendolo più forte, siamo sicuri che con gli ebook succederà la stessa cosa.

[…] Molti all’interno del mondo editoriale pensano che i libri competano solo con i libri, ma in realtà i libri oggi competono contro i giochi per cellulari, la tv, i film, Facebook, i blog, i siti di informazione e tanto altro ancora.

[…] Per ogni copia di un ebook venduto a 14,99 gli editori ne avrebbero venduti 1,74 a 9,99 dollari. Così, per esempio, se i clienti avessero acquistato 100.000 copie di un ebook a 14,99 dollari, gli stessi clienti avrebbero acquistato 174.000 copie dello stesso ebook a 9,99 dollari. Il totale dei ricavi a 14,99 dollari è di 1.499 mila dollari, il totale dei ricavi a 9,99 dollari è 1.738 mila dollari. L’aspetto fondamentale è che il prezzo più basso conviene a tutti: il cliente sta pagando il 33% in meno, l’autore sta guadagnando di più e il libro viene letto da un pubblico che è più grande del 74%. La torta è più grande per tutti.

Amazon Vs Hachette: quello che nessuno ha ancora avuto il coraggio di dire

Personalmente credo ci sia un equivoco enorme alla base di tutta questa faccenda e cioè dove sta scritto che Amazon debba dare sempre e comunque pari visibilità a tutti gli editori o agli autori che vendono libri nel suo sito? Qualsiasi librario si comporta esattamente allo stesso modo: consiglia ai lettori i libri che gli piacciono di più, quelli su cui ha maggiore margine, o semplicemente quelli che ha in magazzino e di cui si vuole disfare.

Tutti i librai del mondo fanno una scelta precisa, scelgono di mettere in evidenza un libro piuttosto che un altro. Perché Amazon non dovrebbe fare altrettanto? Se Amazon, che non è un istituto culturale né una fondazione benefica, guadagna più soldi proponendo determinati libri e non altri perché non dovrebbe farlo? O se ritiene più etico promuovere libri che costano meno rispetto ad altri perché non può farlo?

Anche perché quegli editori che oggi si lamentano sono quelli che hanno adottato e adottano esattamente le stesse strategie: investono di più nei libri che ritengono più redditizi (campagne pubblicitarie, tour promozionali, ecc), con buona pace dei loro autori e sbattendosene allegramente dei lettori.

Preston che si scandalizza perché i suoi libri vendono il 60% in meno da quando Amazon ha deciso di boicottarlo mi fa ridere perché è la dimostrazione vivente che per un determinato tipo di autori, e cioè quelli da bestseller, è molto più importante il lavoro fatto da Amazon che da loro stessi.

Amazon, proprio come i librai, è fondamentale oggi perché un libro venda. Per questo tanti autori anche in Italia l’hanno capito da tempo e si sono costruiti una rete di librerie indipendenti, coltivando i rapporti con i librai che, alla fine della fiera, sono quelli che ti vendono i libri. E lo stesso fa Amazon, con buona pace di Hachette, Preston e compagnia cantante.

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