RCS verso la chiusura della Redazione Contenuti Digitali, una scelta miope e antistorica che la dice lunga sulla visione dei manager di uno dei più importanti gruppi editoriali italiani
RCS sta vivendo una crisi sempre più profonda, crisi che ha portato l’azienda a decidere di chiudere la Redazione Contenuti Digitali. Per i 15 giornalisti che forniscono contenuti video per i siti del gruppo quindi nessuna alternativa alla cassa integrazione.
RCS non a caso ha acquistato YouReporter, portale che nei piani dell’azienda permetterà alle testate giornalistiche di continuare ad avere contenuti digitali video da offrire ai propri lettori, anche se comunque il servizio verrà in parte esternalizzato come si legge nel comunicato diffuso dal Comitato di Redazione: “[…] ad aggravare lo sconcerto le notizie di stampa secondo cui Rcs avrebbe già inviato a potenziali fornitori come l’Ansa e Lapresse un bando per la fornitura di servizi video le cui specifiche di fatto corrispondono al lavoro attualmente svolto dalla redazione di Rcd […]”.
Una decisione che personalmente non solo trovo completamente assurda, ma che definirei antistorica. È verissimo che la crisi sta colpendo duro, ma è altrettanto vero che quello del digitale è l’unico settore in cui tutti gli editori del mondo stanno facendo investimenti. E non tanto perché il digitale rappresenti cihssà quale lontano futuro, ma perché il digitale è il presente.
Certo, il fatturato del digitale è ancora basso in Italia, ma il punto di fondo di tutto la questione è un altro: se ci si aspetta di tornare ai vecchi livelli di fatturato grazie al digitale si è sulla strada sbagliata.
Il digitale è una rivoluzione perché ha radicalmente cambiato gli scenari, e non mi stancherò mai di fare l’esempio della musica: oggi il mercato della musica continua ad esistere, ma complessivamente in termini di fatturato è molto inferiore a quello che era soltanto dieci anni fa. E per l’editoria non c’è altro scenario possibile.
Se fino a dieci o vent’anni fa si spendeva 100 per fatturate 1 milione oggi (e ancora più domani) si spende 100 e si fattura 1.000, quando va bene. Questo è il mutamento radicale portato dalla crisi in tutti i settori. È finita un’era e per restare a galla nel nuovo mondo non si possono applicare sistemi vecchi.
Gli sprechi di elefanti come RCS sono tanti, tantissimi, ma per quanto possa valere la mia piccola testimonianza (ho lavorato per RCS Broadcast dal 2005 al 2007) posso dire che le scelte aziendali folli sono quelle di strapagare manager incompetenti, di utilizzare budget sconsiderati per operazioni suicide, di investire su tutto tranne che sul contenuto e sull’innovazione tecnologica, gli unici due settori che oggi sono vitali per un editore che voglia sopravvivere.
Quello di RCS è l’esempio concreto di un gruppo editorilae a cui manca completamente la visione, la strategia a lungo termine, un’azienda guidata da manager che probabilmente non si sono accorti che il mondo là fuori è cambiato (e da un pezzo anche!)