«No, l’editoria non sta morendo, è solo in evoluzione. Molti autori lo stanno comprendendo e stanno cambiando il loro approccio. Gli editori tradizionali dovrebbero fare lo stesso».
«Forse lo shock che sta vivendo l’editoria», scrive Barry Eisler sul Guardian, «porterà a una reazione».
La nuova realtà che racconta Eisler, da sempre uno dei pionieri e degli sperimentatori dell’editoria digitale, «è fatta da decine di migliaia di autori che si stanno presentando al pubblico con la scelta di far libri a basso prezzo con il self-publishing. Molti altri preferiscono il percorso tradizionale. Altri ancora la via ibrida, facendo un libro da soli, uno con Amazon e uno con un editore». […]
«Te lo dico: il self-publishing non è divertente», aggiunge, «perché i giornali non recensiranno mai un libro che non sia pubblicato nel Modo Analogico Della Vecchia Scuola». […]
La vicenda di Heller è una buona testimonianza di come la tecnologia abiliti gli autori a lavorare in modo diverso, ma senza determinare il risultato. Talento, capacità, rete di relazioni contano tantissimo.
Leggi tutto l’articolo di Giuseppe Granieri su LaStampa.it
L’editoria digitale sta inevitabilmente trasformando il mercato. L’obiettivo però è comune quello di avere il maggior numero di lettori possibile. L’ebook e il cartaceo ad esempio non sono due realtà diverse ma due faccie della stessa medaglia
L’editoria digitale sta inevitabilmente trasformando il mercato. L’ebook e il libro cartaceo però non rappresentano due realtà differenti ma due faccie della stessa medaglia che hanno un obiettivo comune aumentare il numero di persone a cui un libro si può rivolgere
Si è vero, l’editoria non sta morendo. Deve solo capire come sfruttare le potenzialità del digitale e come gestire nuovi progetti editoriali digitali.
Sicuramente il digitale è una nuova frontiere ma non La frontiera. Resta una risorsa importante da sfruttare al fianco di altre ed in questo concordo con il parere di Tom Chalmers su Futurebook. Lo sviluppo del digitale non rappresenta la fine per gli editori ma è vero che gli editori devono essere molto meno conservativi.