In questi giorni ho realizzato un’intervista multipla al Collettivo DUMMY per parlare con loro de “Le 5 Fasi”, il meraviglioso fumetto che hanno pubblicato l’anno scorso con Edizioni BD.
L’intervista multipla verrà pubblicata a puntate su Sugarpulp (intanto potete già leggere l’intervista ad Alberto Ponticelli), ma in queste pagine vi propongo in anteprima le risposte che i geniali artisti del Collettivo DUMMY hanno dato alla domanda “fumetti e digitale: che ne pensi?”:
- Alberto Ponticelli: «La carta e il digitale sono solo strumenti: uno strumento non ha né meriti né colpe, e come sempre dipende da come viene utilizzato. Personalmente mi piace il percorso fisico del voltare pagina, vedere il libro assottigliarsi man mano che lo leggi. Non mi affascina girare una pagina virtuale e non ho ancora percepito la reale utilità di questo schermetto pieno di impronte digitali, mi pare che prima serva vendere la novità e poi le si cerchi un senso. Insomma, non vorrei che il bisogno dell’oggetto prevalesse sulla sua effettiva funzionalità. Vedo molte librerie chiudere, mi chiedo se con la tecnologia la gente leggerà di più, ma temo di sapere già la risposta».
- Officina Infernale: «Questa cosa mi fa ridere, nel senso che in Italia qualsiasi passo evolutivo a livello di tecnologia sembra un evento da interrogazione parlamentare. Il digitale sicuramente non impedirà di mettere dentro ad un iPad fumetti di merda… il problema sicuramente non è il mezzo».
- Squaz: «Il digitale cambia parecchio il modo in cui percepisci le immagini. Se si passerà al digitale, si dovrà ripensare il fumetto fin quasi dalle basi. E probabilmente, a quel punto, si chiamerà pure in un altro modo».
- AkaB: «Questa domanda mi è stata fatta in un anno almeno 20 volte: ma che problema avete? La musica su vinile o su mp3? Lettera o mail? Le cose vanno sempre come devono andare».
- Tiziano Angri: «Sul piano editoriale detesto tablet e affini. I fumetti li preferisco su carta, come la letteratura del resto. La carta può essere un valore aggiunto. Sottrarre il tatto dall’esperienza della lettura significa sottrarre uno dei nostri sensi. E’ una cosa da non sottovalutare».
- Ausonia: «Non penso. Per il momento non è neanche un argomento».