Ebook: perché si parla sempre del contenitore e non del contenuto?

Quando si ha a che fare con i libri digitali si parte subito con il piede sbagliato: mi spiegate perché chiamarli ebook? Fino a prova contraria stiamo parlando comunque di un’edizione di un libro: che sia stampato su carta, manoscritto, fotocopiato o in formato digitale sempre dello stesso libro si parla. Non ho mai sentito un critico recensire un libro definendolo “brossurato”, “con copertina rigida” o in “edizione tascabile”… Da che mondo e mondo la critica letteraria recensisce il contenuto.

Cosa ben diversa è il mercato, in cui giustamente esistono classifiche diverse a seconda delle diverse edizioni. Ma al di là del mercato, argomento di cui non vogliamo parlare in questo post, la domanda è sempre la stessa: per quale motivo il contenitore è diventato più importante del contenuto? Vogliamo fare esempio con quanto successo nel mondo della musica: nessuno ha il minimo dubbio che una canzone resti tale sia che la si ascolti su vinile, su cd audio o su mp3. Certo, varia la qualità della definizione (e questo è un dato oggettivo), ma il “contenuto” in quanto tale viene percepito come assolutamente identico perché, di fatto, lo è. Questo non accade con “la parola scritta”: il contenuto non viene (quasi) mai preso in considerazione quando si parla di formati. Non ho ancora trovato qualcuno in grado di spiegare in maniera convincente la differenza, a livello di contenuto, di conoscenza e di valore puramente letterario, che c’è tra leggere la Divina Commedia su carta o in digitale. Forse perché non esiste nessuna differenza?

Un aspetto molto curioso, rispetto alla musica, è che mentre esiste una differenza qualitativa oggettiva tra il formato audio e quello mp3, tra il formato cartaceo e quello digitale non esiste alcuna differenza da un punto di vista puramente qualitativo. Anzi, molto probabilmente se parliamo di qualità letteraria pura l’ago della bilancia rischia di pendere dalla parte del digitale (e chi dice il contrario è male informato o parla in malafede).

Siamo convinti che potremo dire di essere entrati definitivamente nell’era dell’editoria digitale quando un libro pubblicato solo in formato digitale verrà recensito con pari dignità rispetto a un libro cartaceo dai critici letterari, cosa che ad oggi non ci risulta sia mai successa. Provate a dare un’occhiata alle varie rassegna stampa e noterete che le notizie che trattano di ebook o di audiolibri digitali sono sempre inserite nelle sezioni “hi-tech”, “tecnologia”, “curiosità” et similia. Ancora una volta è il contenitore quello che conta, non il contenuto. 

Ad oggi l’ebook continua ad essere percepito come una curiosità tecnologica per geek e non un prodotto culturale, tant’è vero che lo Stato Italiano applica sugli ebook l’IVA al 20% perché li equipara ai videogiochi (per chi non lo sapesse i libri hanno l’IVA al 4% ).

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