Libri, il 30% dei titoli pubblicati in Italia vende ZERO copie

Uno studio Nomisma realizzato sulla base dei dati Istat fotografa un Paese in cui tutti scrivono ma nessuno legge.

Italia Paese di scrittori ma non di lettori. Secondo un studio realizzato da Nomisma sulla base dei dati Istat il 30% dei libri pubblicati non riesce a vendere nemmeno una copia. Lo studio è stato realizzato per le Librerie indipendenti riunite da CAT Confesercenti Emilia Romagna.

Pariamo da un numero importante: in Italia soltanto l’anno scorso sono stati pubblicati 82.179 titoli. Questo significa che 24.654 titoli non hanno venduto una sola copia.

Va un po’ meglio a quei titoli che sono riusciti a raggiungere 10 copie, ma sono pochissimi. Nella fascia tra 0 e 10 copie troviamo infatti 35.000 titoli. Più del 40% dei titoli pubblicati in Italia dunque non ha nessun mercato, nemmeno quello degli amici o dei parenti.

Perché si pubblicano libri?

E allora perché si pubblica? Vanità, megalomania, incapacità di comprendere le dinamiche del mercato editoriale, utilizzo del libro come gadget, smania di essere definiti “scrittori”, soldi e tempo da buttare via… queste sembrano essere le motivazioni principali per le decine di migliaia di autori che pubblicano titoli che non vengono letti da nessuno.

E gli editori come fanno a stare in piedi? Chiaro che in questo contesto sono pochissimi gli editori che vivono veramente di mercato. Tutti gli altri vivono di fondi pubblici e di autori che pagano per pubblicare, oppure utilizzano le case editrici come strumento per raggiungere altri fini. Oppure sono dei dopolavoristi, degli appassionati che si divertono a giocare agli editori.

Editoria italiana, un disastro ambientale (oltre che culturale)

Negli ultimi anni sono spariti 868 case editrici: erano 5.491 nel 2021, oggi ne sono rimaste 4.623. Se andiamo a guardare i numeri delle vendite possiamo serenamente dire che sono ancora tantissime per quello che resta a tutti gli effetti un mercato asfittico.

Nonostante il calo degli editori aumenta la produzione e la pubblicazione di libri, che ormai supera gli 80.000 titoli all’anno dal 2016. Non oso nemmeno immaginare l’impatto ambientale di un settore che stampa tonnellate di carta soltanto per poi mandarla al macero. Per non parlare dell’impatto di tutta la filiera: distribuzione, packaging, ecc. ecc.

Possibile che nessuno ha il coraggio di dire che l’editoria è un settore devastante per l’ambiente? Nell’epoca del digitale e del print on demand uno scenario in cui si continua a mandare al macero tonnellate di carta è davvero vergognoso.

Tutto questo in un Paese come l’Italia in cui, sempre secondo i dati Istat, il 60% degli abitanti non legge nemmeno un libro.

Dai libri… al Cinema: chi paga?

Viviamo in un Paese in cui si pubblicano libri per mandarli al macero, cosa peraltro normalissima del resto visto che è sempre lo stesso Paese in cui si fanno film che non vede letteralmente nessuno. Andate a vedere i risultati al botteghino e scoprire che la stragrande maggioranza dei film italiani non arriva a incassare 100milla euro.

Anche qui la domanda è sempre la stessa: ma chi paga? Beh, se la domanda è sempre la stessa lo è anche la risposta: noi.

Il Cinema, come peraltro quasi tutto il mondo della Cultura Italiano, è di fatto un settore drogato dai fondi pubblici, un mondo che vive per lo più di sussidi mascherati (ma è così un po’ dappertutto in Europa, non facciamo i soliti italiani piagnoni).

Un commento

  1. Non c’è un male se non c’è un bene, il paradigma dell’editoria sta cambiando, infatti ci sono diversi esempi di case editrici digitali social, con le quali ci si può confrontare e scrivere a più mani con i lettori. Ogni autore diventa editore di se stesso, con costi decisamente accettabili, inoltre alcune piattaforme digitali fungono da scopritori di autori e storie.

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