“Tra ebook e carta non c’è gara: l’editoria è già digitale da 30 anni”

Per l’uscita del suo nuovo romanzo, Maurizio Maggiani parla a Linkiesta del futuro del libro, stretto tra digitale, espedienti editoriali e crisi dei lettori.

Riportiamo alcuni estratti della bella intervista di Alessandro Coccia a Maurizio Maggiani pubblicata su Linkiesta

“[…] si può tranquillamente dire che da quando ho iniziato io ho iniziato a scrivere ebook, nel 1985, non nel 2015. Trent’anni fa. Quelli che vanno pazzi per i miei libri di carta mi fanno un gran piacere, ovviamente, però in realtà stanno leggendo la trasformazione in analogico di un lavoro di scrittura che è totalmente digitale. Un libro che è già da tempo strutturalmente digitale. […]”

“[…] ci sono tre miliardi di essere umani al mondo che non usano ancora la carta igienica. Hanno diritto o no a usarsi un metro di carta per uno? E la chiederanno, prima o poi, e lotteranno per quello. Tre miliardi di metri sono tre milioni di chilometri al giorno. Non bastano tutti i pioppi del mondo per fare questa carta, per rispondere a un diritto. Allora, quando quelli che vogliono la carta igienica saranno di fronte a quelli che vorranno stampare la Divina Commedia, diranno loro che no, che prima vogliono pulirsi il culo, poi se ne avanza si stampi la Divina Commedia. E infatti non è certo il mercato editoriale a tirare, è piuttosto quello della carta igienica. […]”

“[…] Il costo di un libro medio è 20 euro e la distribuzione dei ricavi è così ripartita: dal 5 al 10 per cento — lordo — è il guadagno dell’autore, a seconda della sua fama e della sua capacità di contrattazione. Poi c’è il lavoro editoriale, dalla redazione all’ufficio stampa, che è un altro 10 per cento. Poi c’è la stampa, un altro 10. Il resto, diciamo un settanta per cento, se ne va, nell’ordine, per pagare il magazzino, il trasporto della carta dal magazzino alla libreria, il costo del ritrasporto della carta invenduta, la maggior parte, dalla libreria di nuovo al magazzino. Questi dati vanno poi incrociato con un altro dato: più dell’ottanta per cento della carta che arriva in libreria torna indietro invenduta. Qualcuno mi vuole spiegare qual è quell’impresa — che venda verdura o lavatrici non importa — che può andare avanti con l’88 per cento di resa del suo prodotto. Nessuna. […]”

“[…] Ma certo che è un problema dei produttori. L’impresa editoriale è presidio psichiatrico: metà della carta stampata in Italia se la paga chi scrive solo per dare sollievo al suo disagio affettivo e sociale. Ma il problema più grosso è che l’impresa editoriale si regge su un trucco contabile che gli permette di continuare a esistere, mentre in teoria se vigessero le normali regole dell’economia, sarebbe già tutto fallito. […]”

Leggi tutta l’intervista di Alessandro Coccia a Maurizio Maggiani su Linkiesta.it

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