Per le testate italiane la carta è la prima fonte di ricavo, mentre per i nostri giornalisti il web resta ancora un’attività marginale
Pubblicato dall’Agcom la nuova Indagine conoscitiva su Informazione e Internet in Italia. Modelli di business, consumi e professioni (qui potete consultare il testo completo elaborato da DataMediaHub).
Una vero e proprio check-up completo dello stato di salute dell’informazione italiana che, ad una prima occhiata, non è messa proprio benissimo.
I giornalisti italiani dedicano infatti sempre meno tempo a verificare le notizie a fronte di un aumento di ore lavorative (la quantità prevale sulla qualità quindi), così come scende anche il tempo dedicato agli approfondimenti.
La carta è ancora la prima fonte dei ricavi
Nello scenario attuale internet è l’unico settore in crescita, ma si tratta comunque di una crescita modesta e che non compensa la complessiva diminuzione di fatturato del settore, atavico problema della rivoluzione digitale che ha investito il mondo editoriale (e non solo).
Carta mon amour
Gli editori italiani oggi sono ancora aggrappati disperatamente alla carta, pena la morte, e quel che preoccupa di più è che non si intravedono soluzioni alternative nel medio periodo.
Se si confrontano i ricavi tra editori digitali e tradizionali, vale a dire tra quotidiani online e cartacei, si evidenzia un dato netto: gli tradizionali digitali hanno ricavi superiori al doppio di quelli degli editori digitali.
La pubblicità resta infatti la una delle principali fonte di ricavo per gli editori, e finché il peso della pubblicità resterà sulla carta questa tendenza non cambierà.
Curioso notare come i grandi gruppi continuino a investire pesantemente sulla carta, quando con la stessa cifra potrebbero garantirsi una presenza in rete straripante e, soprattutto, molto più vincente.
Oggi gli investimenti pubblicitari online in Italia sono ancora relativamente bassi, se paragonati con quelli cartacei, eppure sono vitali per l’editoria digitale che non riesce ancora a trovare un modello di business sostenibile.
Poco web per i giornalisti italiani
Le attività legate alla rete restano ancora incredibilmente marginali per i giornalisti italiani che, spiace dirlo, dimostrano di non aver ancora compreso le dinamiche e i flussi che regolano l’informazione.
Blog, Infografica e Data Journalist sono infatti ai piani bassissimi della classifica. Poco più sù la gestione professionale dei social.
Soltanto il 28.4% dei giornalisti italiani svolge regolarmente attività di web content, cifra che supera di poco il 50% se calcoliamo anche la percentuale relativa al web content compresa all’interno di chi “redige articoli” (prima voce complessiva con il 75.7%.
Interessante infine il dato sull’utilizzo dei social network, che evidenzia notevoli differenze con la stampa USA.