Siti porno, servirà davvero la Spid per accedere? No, è una bufala

Siti porno, servirà davvero la Spid per accedere? No, entrerà in gioco una nuova app (super anonima) dedicata alla verifica dell’età.

Dal 12 novembre 2025 cambierà l’accesso ai siti pornografici e a quelli che vendono alcolici, sigarette o gestiscono gioco d’azzardo. Non basterà più un click per dichiararsi maggiorenni. Sarà necessario dimostrarlo.

Ma non servirà lo Spid: entrerà in gioco una nuova app dedicata alla verifica dell’età.

La lista dei siti e le nuove regole

L’Agcom ha pubblicato la lista dei 48 portali coinvolti, quasi tutti pornografici. Tra questi compaiono PornHub, YouPorn e OnlyFans. La delibera dell’Autorità, approvata lo scorso 12 maggio, concedeva sei mesi di tempo ai siti per adeguarsi.

Il termine scade il 12 novembre, ma la Commissione europea ha chiesto ai singoli Paesi di indicare l’elenco dei soggetti coinvolti in base alle linee guida del Digital Service Act. Per questo l’Agcom ha aggiornato la lista e concesso altri tre mesi. Il nuovo sistema dovrà essere operativo entro la fine di gennaio 2026.

Niente Spid, ma un’app di verifica

Contrariamente a quanto molti hanno sostenuto, non sarà necessario autenticarsi con lo Spid. La verifica dell’età avverrà tramite un’applicazione specifica, sviluppata nell’ambito del Portafoglio di identità digitale europeo. L’app, in versione open source, sarà adattata a ciascun Paese e dovrà essere pronta entro la metà del 2025.

Il processo sarà semplice. L’utente scaricherà sul proprio smartphone l’app che certificherà la maggiore età. Quando accederà a un sito riservato agli adulti, inquadrerà un QR Code per ottenere l’autorizzazione. L’operazione richiederà pochi secondi e non comporterà la condivisione dei dati personali con i siti.

Il meccanismo del doppio anonimato

A tutelare la privacy sarà il cosiddetto “doppio anonimato”. Il sistema impedirà ai fornitori di sapere per quale servizio viene rilasciata la verifica e ai siti di conoscere l’identità dell’utente. Un equilibrio delicato tra controllo e riservatezza, che risponde alle richieste del Garante per la Privacy.

Chi non si adeguerà rischia il blocco. L’Agcom ha chiarito che i portali inadempienti potranno essere oscurati. Le aziende coinvolte hanno ora tutte le informazioni necessarie per conformarsi alle nuove norme.

L’Italia tra i Paesi pilota

L’Italia è tra i cinque Paesi europei che testeranno il sistema, insieme a Francia, Spagna, Grecia e Danimarca. La sperimentazione nasce dal decreto Caivano, che imponeva limitazioni all’accesso dei minori ai siti pornografici. L’obiettivo è creare un modello di verifica valido in tutta l’Unione.

Cosa succede negli altri Paesi

Il tema non riguarda solo l’Italia. In Europa e nel resto del mondo si stanno sperimentando soluzioni diverse per controllare l’età degli utenti.

Nel Regno Unito, il nuovo Online Safety Act impone controlli severi. I siti devono chiedere un documento d’identità o usare il riconoscimento facciale. Il risultato è stato un crollo dell’accesso ai portali porno e un forte aumento dell’uso delle VPN per aggirare i blocchi.

In Francia, un’ordinanza di febbraio ha imposto ai siti di verificare l’età tramite foto o documento. La casa madre di PornHub, YouPorn e RedTube, Aylo, ha reagito oscurando le proprie piattaforme in segno di protesta. Il tribunale amministrativo di Parigi ha poi sospeso il provvedimento, giudicandolo incompatibile con le norme europee. Secondo Aylo, la responsabilità della verifica spetta ai produttori di dispositivi e software come Apple, Google e Microsoft.

Negli Stati Uniti la situazione è simile. In 17 stati PornHub è stato bloccato per mancanza di sistemi di verifica. E ora anche la Commissione europea ha aperto un’indagine sulle misure adottate dal gruppo per impedire l’accesso dei minori.

Verso un modello europeo unico

L’idea di un’app di verifica condivisa a livello europeo punta a superare le differenze nazionali. L’obiettivo è creare un sistema sicuro, rispettoso della privacy e tecnicamente efficiente. Ma resta da capire se le grandi piattaforme si adegueranno o sceglieranno lo scontro, come avvenuto in Francia.

La sfida è bilanciare tutela dei minori e libertà digitale. Senza imporre agli utenti procedure complesse e senza violare la riservatezza dei dati. L’app europea potrebbe essere un primo passo in questa direzione, ma solo se riuscirà a garantire semplicità, sicurezza e anonimato.

Nei prossimi mesi si capirà se la tecnologia sarà all’altezza e se i giganti del web accetteranno le nuove regole. Per ora, l’unica certezza è che dal 2026 per accedere ai siti vietati ai minori servirà qualcosa di più di un click.

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